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Padanu

Archeologia del Rito

Antonio Gottarelli


“Padānu. Un’ombra tra le mani del tempo. La decifrazione funzionale del fegato etrusco di Piacenza”. Collana di “Archeologia del Rito”, vol. 3, edizioni Te.m.p.l.a., Bologna 2018.

Indice Prefazione


Il Sole, la Luna, le costellazioni, le 16 stazioni annuali di un calendario liturgico rituale e le 6 porte che scandiscono il ritmo di levata dei corpi celesti sull’arco solstiziale: sono dunque questi gli elementi chiave per comprendere la complesso trama di iscrizioni presenti sul Fegato etrusco di Piacenza? Nel precedente volume eravamo giunti alla conclusione che il piccolo bronzo poteva essere un modello simbolico e stilizzato dello stesso Fegato di Tiāmat, “con funzione strumentale per il calcolo delle fasi cicliche del tempo”. Sciolto così ogni legame con la pratica epatoscopica, l’interpretazione del Fegato di Piacenza avrebbe dovuto essere interamente reimpostata su nuove basi e sono ora proprio i meccanismi astronomici del Templum solare del luogo, così come li abbiamo ritrovati descritti nel “Libro dell’Astronomia” di Enoc, che ci forniranno la chiave interpretativa da cui ripartire per giungere alla sua completa decifrazione. Si sveleranno così le funzioni di uno dei più straordinari strumenti rituali dell’antichità per il computo della dimensione liturgica dello scorrere del tempo, primo oggetto palmare, analogico digitale, mai rinvenuto, in grado di fissarne i ritmi e le geometrie. Ma quello a cui ci porterà la sua decifrazione è molto più di questo, perchè il suo contenuto simbolico e strumentale aprirà nuove e straordinarie future prospettive di ricerca sui fondamenti concettuali della stessa “Etrusca disciplina” e sui processi che porteranno l’Etruria tirrenica al suo estremo confine padano settentrionale. La linea del 45° parallelo che è solcata dal grande fiume del nord Italia che attraversa quella pianura e che accolse le spoglie di Fetonte, coincide con l’antico asse di equilibrio che fu dell’ordine cosmico delle origini e corrisponde a quell’“equatore gnomonico” che trova un preciso riscontro nelle funzioni strumentali del modello. Sul fegato, tale riscontro è rappresentato da un segno inciso che è sempre presente sui più antichi modelli epatoscopici del Vicino Oriente, e la cui traduzione nel termine accadico padānu mostra una straordinaria familiarità con i nomi che in seguito verranno attribuiti a quella stessa pianura e al grande fiume che la attraversa.